Alzo il telefono da quella che tutti chiamano la città eterna. Un posto che, per una strana ironia del destino, ha molto di terreno e poco di elevato. Visto da lontano, il Modena Cavezzo è sempre filtrato, ovviamente. Mediato dai social e dalla distanza che non ti fa affondare le dita nella carne viva del problema. Tre-tre-otto… vabbè il numero di mister vice-president Bavutti lo sapete tutti. Ecco, quello lì. “Oh, che cazzo avete combinato?”, sibilo tagliente senza nemmeno la cortesia del ciao. I saluti si tengono per i momenti di cazzeggio, quelli poco decisivi e molto di passaggio. Gli “Oh, che cazzo avete combinato?”, invece sono per quei momenti speciali che poi ti ricordi, quelli in cui succede qualcosa che apparentemente, lì per lì, è sicuramente negativa. Ma poi magari, col senno di poi, sanno di svolta. Pausa di riflessione dall’altro capo del filo. Magone inghiottito e si riparte, col proverbiale aplomb e faccia bronzea incorporata di mister vice-president. “Reggio è praticamente una squadra di A2, se doveva accadere, poteva accadere qua di perdere la prima, più difficile da altre parti”. Vabbè, dai. Meno diplomatico, cazzo. “Cosa vuoi che ti dica?”, quasi si giustifica. “I campionati a punteggio pieno non esistono, ma quel che ti posso dire è che da oggi in poi sbaglieremo mooooolto poco”. Ok, suona battagliero. Sì, perché la capacità di reagire alle sconfitte serve. Ma non basta se ti chiami Modena Cavezzo e il tuo campionato è una corsa a tre a chi sbaglia meno. Serve anche il timing giusto, la capacità di reagire subito, al volo. La storia che tutti cadono e quel che conta è rialzarsi suona poetica, ma poi la realtà è leggerissimamente più complessa. Vale maledettamente tanto, o forse tutto, la velocità con cui riparti. Dall’altra parte del filo, quella di Modena e Cavezzo al telefono, non c’è amarezza però. Mi sarei aspettato un colpo pesante, tutto sommato, e invece la serenità di mister vice-president ammetto che mi sorprende. Suona foriera di cose belle. “Oh, col Bagnolo, il Grosseto e compagnia cantando, non prendo in considerazione nulla che non abbia dai dieci ai venti gol di scarto”, gli rilancio. Volutamente spavaldo per tastare il terreno. Tastarlo, il terreno, provocando, ti può dire moltissimo su come si vive quel pezzo di vita. Il momento della prima sconfitta stagionale dopo dieci e passa partite è sempre un po’ così, diciamo. Diverso. E la spacconata serve a capire “que pasa?”, che succede amico. A quel punto, la reazione di mister vice-president è, tutto sommato, la migliore possibile. “Se ti aspetti dei dieci o quindici golletti di scarto, rimarrai deluso, carissimo”, mi risponde immediato. “Questo è veramente un campionato da prendere una partita alla volta”. Tradotto dal bavuttese: magari ci sono partite che non puoi perdere nemmeno se fossi sotto effetti di acido, ma pensare a filotti, scorpacciate di gol come da altrui costume, ti porta lontano dalla realtà e da quel che ti serve. Ovvero, banalmente, non sottovalutare nessuno e comporre il mosaico un pezzettino alla volta. Perché statene certi, amici, nei prossimi mesi ci sarà bisogno di ogni tesserina del mosaico. Infilarne una alla volta, infilarle tutte, magari. Ma senza quei maledetti voli pindarici di chi già pensa oltre, troppo avanti. Una alla volta, anche se “l’una” è abbastanza scontata e, lì per lì, non ti da la scarica d’adrenalina vera dei momenti che valgono. E se proprio volete star certi di un’altra cosa una cosa va ribadita, a costo d’esser banali. MA a volte la banalità serve per focalizzarsi su ciò che conta davvero. E cioè che… Per arrivare POI all’adrenalina dei momenti che valgono tutto, bisogna infilare PRIMA tutte le piccole tesserine del mosaico. E’ la vita. E il futsal, anche in questo caso, le assomiglia come una goccia d’acqua. Avanti, cazzo!

A chi crede nel nostro sogno.