A volte il foglio diventa un mostro. L’incubo dello scrittore è quello di non riuscire ad imprimere nulla sopra a quella carta inesorabilmente bianca. A pensarci, è un po’ come nello sport quando l’attaccante non trova la celebre “via della rete”, formula retorica per indicare uno che non la struscia manco per sbaglio. S’incarta e non c’è verso, che si chiami SuperPippo Inzaghi o signor mario rossi. A quel punto serve qualsiasi cosa, uno stimolo inatteso, un caso, un meteorite. Qualsiasi cosa. E ammetto che, dopo il solito tourbillon di emozioni, scrivere era complesso. “E adesso che faccio?”, mi ripetevo.

Guardare certe partite del ModenaCavezzo è come finire il carburante. Te le vedi passare davanti e, quando finiscono, sei finito tu. Cotto, resterebbe il letto se non avessi l’adrenalina a pallettoni. Dicono che giocare provochi meno tensione che tifare, posso confermarlo. Quando finiscono quelle partite, proprio QUELLE, ti guardi attorno e perdi il contatto col presente. Gli psicologi credo lo chiamino così: distacco dalla realtà. Per cui il cellulare che hai davanti, il vaso coi fiori in terrazzo o il passante che incroci per strada, è come non fossero più loro. Sei perso nei tuoi pensieri, svuotato e vai col pilota automatico senza vedere il cellulare, il vaso o il passante di cui vi dicevo.

Quel che comanda è quel che ti frulla nella testa. Questo è uno di quei momenti che viene dopo altri momenti. Sicuramente dopo quello del summit telefonico settimanale pre-partita. Chiedo: “Ma i toscani non ci romperanno le palle, dai… un quinto posto vuole dire playoff e quindi continuare a giocare, sudare sotto quel pallone… dai Vice Presidente, rassicurami!”, seguito dalla risposta: “Mi sa che loro ci daranno come ogni partita e che vinca il migliore, speriamo noi!” che voi capite che, visto da fuori, non è poi così rassicurante.

Il momento dopo è l’1-0 di inizio partita che fa frullare la mente verso certi lidi: Aposa, Fossolo, Lavagna, Grosseto… Tutte trasferte. Che a pensarci bene sono stati tutti 5-4, ma mica c’era nessuna garanzia. Eppure, pensateci, ognuna di quelle è servita. Quando i contadini della bassa emiliana ti dicono, con fare da vecchio saggio, che “del maiale non si butta via niente”… credo renda l’idea. Poi viene quel misto adrenalinico dell’1 e poi 2 che ribaltano la partita e sprofondi nella poltrona davanti al tuo streaming. Sei a metà, prendi un bel caffettino e inizi a pensare che forse stavolta ‘sti maledetti non ti faranno penare fino all’ultimo secondo. Salvo che davanti agli occhi poi t’arriva il 2-2 e accade una cosa incredibile. Da un lato ti cuoci sul girarrosto come un polletto perché anche oggi ci vuole l’elmetto e giù in trincea. Ma dall’altro quasi t’auguri finisca così e spunta un sorrisino maliziosetto sul viso: “Palo di Drago a niente dalla sirena e allora facciamola sporca: sai che bello sarebbe se finisse 2-2, pari punti e serie A per noi”. Dura un attimo, perché poi non vuoi rischi e risprofondi dentro lo schermo. Elmetto basso, si soffre. Fino all’estasi finale. Quando manca qualche minuto e vabbè che è futsal e a San Felice si ricordano cosa voglia dire un minuto di ordinaria follia (g-o-d-o)… però, a noi non accade. Noi siamo il ModenaCavezzo. Faremo qualche gol in meno, ma siamo duri come il marmo. E quando poi finisce e t’arriva una telefonata, scopri che quel marmo di facciata e di sostanza, nasconde un cuore grande così. E quando senti un amico di una vita (che sia in versione istituzionale Vice Presidente MFC, Mr. Andrea Bavutti, o in versione cazzona “Bava”) e lo senti dirti con un filo di voce: “Ora non posso, non riesco a parlare” e accade perché l’emozione è troppa, allora hai capito che la vita vale la pena viverla soprattutto per momenti come questo. Ve la siete meritati. La storia si scrive qui, ModenaCavezzo. Quasi sempre non succede, a noi invece è successo. Grazie, campioni!

Luca Sgarbi