Al solito il telefono squilla di sera quando chiama lui, il vicepresidente. “Oh, sono io!”, che ti verrebbe di primo acchito di sganciargli un “Va’ che ce l’ho il numero, si vede il nome sullo schermo”. Taccio, per quieto vivere. Lo voglio tranquillo il vicepresidente, ricordando per fila e per segno la versione sclerata di quando era Presidente, tempi di serie B, tempi acerbi in cui era solo Cavezzo e si era trovato in mano una patata che scottava come le braci vive del camino infernale. Ora è diversa, non solo la serie e la classifica, ma proprio tutto ed è meglio non ravvivare certi ricordi. “Mi servirebbe un auspicio per il 2022”, dice l’Andrea B. “Eh, vai dal Mago Otelma e ti fai preparare un filtro magico contro il malocchio”, gli rispondo. So cosa intende, lo conosco troppo bene. Vuole che butti giù qualche riga senza pretese, ma faccio lo gnorri. “No, ehi, banana! Ho bisogno di un tuo EDITORIALE” – parola roboante. “Mi serve che suoni il carillon perché è il momento”. Eccolo, voleva arrivare lì. “Sai, tante vittorie, tante vittorie in casa al primo anno in A2, solo vittorie al Palazzetto da un anno e mezzo, mica roba da poco, c’è da essere felici”, mi dice il vicepres. “Ma sono d’accordo” gli rispondo. “Libero di svolazzare con la penna, quindi?”, chiedo con lo sguardo malefico che lui non può vedere. La cosa bella è che lo so che è assorto placidamente nei suoi pensieri mentre parla e guida. Cioè non manca di rispetto, mi caga, per dirla in francese. Però mentre blablabla gli frullano nella testa duemila e seicento e ventitré cose. Lo so, credetemi. E ne approfitto. “Sì, ci mancherebbe, come sempre libero di scrivere, nessuna censura”, dice l’ingenuo, distratto A. Bavutti. “Ok, dammi qualche giorno e mando”. Ma ecco che non finisco il periodo che… “No, aspetta, ffffrena”, interrompe sospettoso. “Non è che poi fai il bombarolo, il kamikaze?”. La realtà è che mi conosce troppo bene e sa che in questo periodo la penna diventa puntuta come uno spadino. Leggi: sassolini da togliere dalle scarpe. Comode, loro. Le scarpe. Comode come un campionato di A2 per la prima volta nella storia, non solo tua, ma di tutta la provincia. Comode come un terzo posto in piena zona playoff, con un cuscinetto già voragine sulla sesta. Cioè la prima che i playoff non li farà. Ma anche nelle scarpe comode di un futsal che quando scorre sul campo a volte è poesia, s’insinua qualche sassolino. “No, Bava, non faccio il bombarolo”, lo rassicuro. “Dai, stiamo andando bene, abbiamo tanti sorrisi sulle labbra”, mi dice e cerca di smorzarmi. “Sì, però”, gli dico. Eccoci. “Eh però cosa?”, mi chiede il vicepresidente. “Però potrebbero essere di più al Palazzo, sanno che cazzo si perdono?”, tuono coi maroni già un po’ girati. “Giocate in A2, gran roba. Vincete e tante volte giocando bene a pallone, e la gente di Cavezzo, direi della Bassa, che fa? Stanno a casa a farsi le pugnette o guardare Pistoiese-Gubbio, ma dai!”, e sono bell’e pronto. “Si, ma non scriverlo. Ci mettiamo l’anima, vorremmo il Palazzo che ribolle”, mi dice. “Eh appunto! Secondo me non sanno che cazzo si perdono”, lo incalzo. “Eh lo so, anche perché ‘na volta che vengono non ci mollano…”, risponde con grande sicumera. “E le istituzioni pure, con quel che state facendo? Dai, è un encefalogramma piatto, alla fine vi cagano come IL CSI DI SALA, che amo, ma che cazzo dai?”, e penso che in un’altra vita sarei stato Robespierre o Masaniello. Anche meno. “Anche meno” mi dice il Vicepres. Ah ok, devo averlo detto a voce alta. “Anche meno, dai, sei cattivissimo!”, ripete. “Sì, ci piacerebbe avere il Comune vicino con tutti i sacrifici che stiamo facendo e la roba grossa che stiamo tirando su”, conclude con tono democristiano-istituzionale. “Oh ma chi sei? Fanfani?!? Il Comune non l’avete mai visto, anche se tu non me lo vuoi dire…”, lo sprono. Secondi di pausa. “Ecco, diciamo che non ci dispiacerebbe averli più vicino se proprio dovessi andare da Otelma e preparare la pozione magica per il 2022. Ma ci mancherebbe, avranno i loro impegni, di sti tempi….”. Ahhh, sospiro. Non lo dico, ma penso che sto parlando di una squadra di serie A in un paesino di settemila abitanti mal contati. Ai tempi della pandemia, per giunta. “Ok, dai, ti butto giù qualcosa per un 2022 a caz… a gas aperto, diciamo”, chiudo. Il foglio è bianco ora. Da dove parto? Mmm, vediamo. Stiamo sul classico, nessun sassolino, dai. Il 2022 è appena cominciato e non possiamo fargli pagare le colpe del 21 e del 20, dopo tutto. Dunque, eccoci.
“Caro 2022, visto che sono stato bravo…”
Luca Sgarbi